Tratto dall'archivio di Fabio

Scrivo questa nota, ad accompagnamento del mio curriculum, che avrete sicuramente trovato inusuale. In effetti, non ho una formazione comune a quanti normalmente vi sollecitano, e le mie esperienze in paesi in via di sviluppo od in situazione di crisi, sono di tutt’altro genere da quelle relative al vostro operato. D’altro campo, potete immaginare che, non sia cosa comune arrivare sistematicamente ad ottenere la fiducia e la collaborazione necessarie a sviluppare determinati reportage fotografici o filmati (il tutto, gratuitamente), nelle parti piú disparate nel mondo. Penso che queste mie capacitá, possano essermi molto utili per lavorare con ottimi risultati nel settore dell’umanitario. La mia volontá é legata soprattutto all’amore e ad il rispetto che porto per l’uomo in generale ed alla capacitá che sento di avere, di aiutare quanti ne abbiano bisogno. Giá da giovane, avevo sentito questo “richiamo”, ai tempi in cui mi ero iscritto alla facoltá di Medicina di Pavia, contemplando una scelta di medico-missionario. A quei tempi, il richiamo della vita e del divertimento erano troppo forti, resomene conto, all’inizio del terzo anno, ho rinunciato, per seguire con successo una carriera di fotografo di moda, per poi spostarmi gradualmente e costantemente verso il reportage. Sono stato nel Kossovo, accompagnando la KFOR, in Brasile, collaborando con alcuni progetti sociali ed ONG, lavorando su temi di educazione, formazione ed integrazione di minori in zone ad alto rischio sociale, sviluppando anche soggetti su prostituzione e gangs giovanili, in Sud Africa, dove ho sviluppato un reportage relativo agli omicidi ed all’insicurezza in alcuni gruppi minoritari, in Cambogia, dove ho sviluppato un lavoro sulle mine anti-uomo, anche con il supporto di CMAC e di Emergency, nel Myanmar e nei campi profughi al confine Tailandese, per soggetti sulla condizione dei Karen ed altri gruppi etnici in fuga dal regime birmano, ed in molti altri paesi (Kenia, Sierra Leone, Messico, Honduras, Cuba, Cina, Giappone, Korea, Nepal, India…). Ho riflettuto lungamente, dopo aver visto varie ONG all’opera su differenti progetti e con differenti metodologie di intervento e sono convinto di potermi esprimere sia in un impiego all’estero, che in sede, per le seguenti ragioni:
In missione all’estero - Essendo per natura, una persona votata all’azione, alle relazioni umane, estremamente pratica nel trovare soluzioni immediate, anche in situazioni di crisi. Sono da anni abituato a sviluppare e dirigere produzioni nel mondo (anche in aree sensibili), a collaborare con specialisti locali, valutare che i risultati soddisfino le esigenze dei progetti, ma anche a studiare budgets e mantenere le produzioni nei costi stabiliti. Potrei essere un buon responsbile di progetto, collaborando col personale locale, e ottimalizzando sul terreno, la realizzazione delle finalitá previste. Considerando la mancanza di esperienza diretta nella gestione di un progetto umanitario, una posizione subordinata (magari di assistente), sarebbe comunque un buon inizio. In sede - Viste le mie esperienze con una grande varietá di media e nella pubblicitá e nel marketing, sia a livello produttivo (tecnico e logistico), che creativo, sarei senza dubbi un ottimo elemento nei settori della comunicazione, delle relazioni pubbliche, ma anche allo sviluppo di merchandising, di eventi e mostre, finalizzati ad operazioni di fund raising. Ringraziandovi per l’attenzione prestatami, mi auguro di ricevere presto vostre notizie.
Amichevolmente, Fabio Polenghi.  (scritto da Fabio Polenghi 27 Giugno 2008)